Ebbene debbo ammetterlo, sono un egocentrico visionario e forse hanno ragione i miei colleghi e dovrei essere internato nel reparto di quelli che si credono Hannibal Lecter.
Egocentrico perchè amo parlare di me e dei miei progetti, visionario perchè vedo cose che gli altri non vedono e se provo a spiegarle non mi capiscono.
Vorrei vedere la faccia di chi mi legge dopo questa sconvolgente rivelazione, ma assicuro tutti che non sono malato e non vedo cose che non esistono, insomma non vedo la gente morta come il bambino de “il sesto senso”. E’ tutto molto più banale e molto più normale di così.
Mi spiego con un esempio.
Quando ho visto quella che oggi è la mia casa, tutti mi hanno sconsigliato di acquistarla, vedevano un sacco di aspetti negativi: non c’è la cantina, è piccola, ha i muri storti, manca di una camera.
Io invece ci vedevo la mia piccola baita: legno, mura rozze, bianco ovunque, tubi a vista. La mia piccola baita in piena città.
Ho provato a spiegarlo, ma non c’è stato verso, mi sono dovuto mettere con cemento, cazzuola, gesso, sughero e quant’altro per far uscire quello che io già vedevo.
E’ così che funziona, quando nessuno ti segue le cose devi farle per conto tuo. O ciò che hai in testa lo tiri fuori tu o nessuno lo farà mai.
Lo stesso mi è successo e succede sul web, perchè in fondo il web altro non è che una casa da costruire. Un piccolo pezzetto di mondo che puoi plasmare a tua immagine e somiglianza, seguendo quel sogno che ti ha illuminato la prima volta che hai aperto un browser e hai provato a navigare.
Quando ho immaginato cosa volevo ottenere da Internet ho pensato che doveva essere qualcosa di diverso da tutto quello che vedevo in giro e ancora ne sono convinto.
Ovviamente ho provato a spiegarlo.
Ho speso mille e mille parole per descrivere il mio mondo, ma ovviamente nessuno l’ha capito. Sono stato sommerso da parole quali: difficile, impossibile, inutile, e così via…
E così presi i mattoni virtuali ho iniziato a costruirmi la mia casetta da zero e da solo. Da zero perchè nessun tool esistente mi consentiva di arrivare là dove avevo intenzione di giungere e da solo perchè…
Debbo dire che difficile lo è stato, ma impossibile e inutile davvero no. Infatti qualcosa negli anni ho ottenuto, ma cerchiamo di capire cosa e dove si pone rispetto al web così come oggi lo vediamo.
Credo di non dire una assurdità se affermo che oggi il web è apparire non essere…
Rappresenta una vetrina, un volantino online, una pubblicità, e in questa ottica il web ha visto proliferare:
- professionisti e sedicenti guru che si sono attrezzati per far fronte alla necessità di farsi trovare dai motori di ricerca, perchè l’importante non è esserci, ma farsi trovare. Se ci sei, ma sei in mezzo alla massa allora equivale a non esserci del tutto (si guardi questo articolo di wikipedia sul SEO)
- regole e controregole, statistiche e controstatistiche per capire come “circuire” chi sta in rete. Cose da fare, ma soprattutto cose da non fare per per guadagnare accessi piuttosto che perderli (si guardi questo articolo un po’ datato, ma ancora di attualità).
- prese di coscienza sul fatto che la tua reputazione non è più quella che ti fai andando al lavoro puntuale e accarezzando i tuoi figli sul pianerottolo di casa, ma contribuisce anche tutto ciò che producio quando credi di essere al sicuro nella tua camera o nel tuo studio, per il solo fatto di star digitando qualcosa alla tastiera. E se la reputazione classica al limite la si poteva lavare cambiando città, quella digitale rimane appiccicata per anni , almeno finchè i motori di ricerca avranno memoria (in questo articolo come correre ai ripari).
- orde di novelli narcisi che invece che specchiarsi controllano e ricontrollano chi li legge, da dove arrivano, come rimbalzano i post che scrivono e cercano di capire che effetto hanno su una platea estesa perchè frutto di chi capita volutamente nello spazio gestito, chi vi arriva per una segnalazione, chi per la segnalazione della segnalazione e così via… (in questo articolo come la rete può aiutarci in questa attività)
Ma soprattutto l’indice del web 2.0, la moneta sonante con la quale si valuta la propria presenza in rete è il numero di persone che in qualche modo interagiscono anche in maniera silente con noi. Numero di Like, di Retweet, di social contatti, di aderenti ai gruppi. Il web è un mondo da costruire, che consente di espandersi in lungo e in largo e alla fine si riduce ad uno squllido numero:
- tu vali il numero di retweet che riesci a generare
- la tua forza dipende dal numero di contatti che riesci ad ottenere su un social network
- la tua capacità dipende dal numero di adesioni che ottiene il tuo gruppo
Il contenuto? La possibilità di espressione?
Mi direte: “Ebbè? Se uno ha mille contatti è perchè dice cose intelligenti e che vale la pena ascoltare o commentare.”
Invece no. Guardando le dinamiche di questo web 2.0 sembra proprio che numeri e contenuti non vadano poi così di pari passo.
Gruppi pieni zeppi di persone, assolutamente vuoti, senza interazione alcuna. Network creati per discutere di argomenti che dovrebbero riguardare tutti, fatti crescere ad oltre 5000 persone che di fatto non discutono di nulla. E per contro realtà di poche decine di partecipanti che con dinamismo producono senza sosta.
Ma il web deve essere il luogo dei numeri o può essere anche il luogo dei contenuti?
Solo apparire o anche essere?
Ecco dove mi sono posizionato io con le mie iniziative.
Perchè io sono per il si e lo sono da sempre, perchè ho provato a divulgare questa visione e alla fine ho dovuto fare tutto da solo. E se oggi sono qui a riprovarci è perchè non è più una visione, ma una creatura. Come quando ho allineato tutti i disfattisti di fronte alla porta di casa mia e ho fatto vedere loro che si poteva fare.
Il web come palestra virtuale di attività che possono diventare quelle reali. Avete mai pensato: “caspita come mi piacerebbe essere un…” e magari siete andati alla ricerca di un videogames che ve lo consentisse. In quanti giocano a Fifa o PES senza immaginare di essere al centro di Johannesburg ad alzare la coppa al posto delle furie rosse?
Questa era facile… siamo un paese di aspiranti calciatori e rinomati CT.
Ma siamo solo questo? E allora come mai spreaker (recensito qui) è pieno di WebJ o aspiranti tali? Come mai Youtube ha un sacco di canali nei quali le persone portano avanti vere e proprie mini trasmissioni?
Pensiamo oltre, pensiamo a cosa sarebbe il mondo se sul web ci fosse la possibilità di provare una certa attività e dimostrare di saperci davvero fare. Non importa cosa, non importa se da star o da umile operaio, ma l’importante è che per emergere dalla massa non c’è il solo apparire, ma anche il poter dimostrare. Sono un tornitore e so fare il mio mestiere, non perchè sta scritto sul mio curriculum, ma perchè ho avuto modo di dimostrarlo sullo skills network dei tornitori…
Ed è qui che sto lavorando con Incuriosando e il suo skills network. Per alcune cose siamo già operativi, si pensi agli aspiranti giornalisti e alla possibilità di creare laboratori per studenti sulla pubblicazione web con la piattaforma di Incuriosando. Si pensi alle sperimentazione di gestione di progetti e start-up completamente in rete (Open Source Lab e Futuri Imprenditori). Per altri (il tornio virtuale non l’ho ancora prodotto mi spiace) rimane una visione a lungo termine, ma come si dice: Roma non è stata creata in un giorno.
In ogni caso se si pensa a branche della scienza quali quelle che operano sulla così detta realtà virtuale aumentata allora si potrebbe immaginare di non essere poi così lontano da questo scenario futuribile (si legga questo e-book).
Oggi la realtà auementata viene utilizzata per sistemi di training e di marketing. Sul simulatore di montaggio sovrappongo le azioni che debbo compiere per sostituire un determinato pezzo e al limite se dispongo di un così detto mock-up (scheletro fisico dell’oggetto sul quale andrò ad agire nella realtà), sovrapponendo a questo i comandi resi virtuali mi viene consentito di interagire e provare le sensazioni fisiche di ciò che sto facendo. Sovrappongo su una struttura spoglia il kit che ho o intendo ordinare.
Il network condivide gli “esercizi” di montaggio sotto alcune condizioni e l’utente si cimenta nel realizzarle, con un particolare kit utile ad interagire col software.
Se così fosse, addio curriculum vitae. Non riuscite ancora a vedere la fine dei curricula? Ve lo avevo detto che sono un visionario che si fatica a comprendere…
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